Eccomi
tornata…
L’estate è
sempre troppo piena di cose da fare con tre bambini da organizzare, troppo
tempo libero da gestire, troppa aria aperta da suddividere, troppo spazio da
limitare…ho pensato almeno 3 volte al giorno che dovevo scrivere ma poi non ci
sono mai riuscita…né a scrivere né a fermare le idee in un pezzo di carta..o di
stoffa…e la sera, la sera era sempre troppo stanca, o festaiola, o piena di
stelle, o con un falò in giardino, o con una luna troppo grande o piena di
chiacchiere in compagnia o troppo silenziosa per scrivere qualcosa…
Così sono
passati i mesi e con loro sono arrivati dei colpi di scena inaspettati…
A metà
agosto mi accorgo che ho un rene gigante, con un’ecografia che non è per il
rene, quindi me ne accorgo per caso…inizio a fare gli accertamenti… sembra che
quasi non funziona più…sembra che devo fare un intervento per toglierlo…poi
sembra che prima di toglierlo dovrei mettere una nefrostomia, che sembra consista
nel fare un buchino nella schiena all’altezza del rene per farlo fluire
correttamente, cosa che sembra non faccia più. Quindi la metto, faccio 2 giorni
in ospedale, mi abituo a questo catetere, mi costruisco una borsetta in
lanacotta, io metto il progetto la mia amica mette ago, filo e mani…la porto
per 1mese e mezzo. Poi sembra che posso chiudere tutto, tanto ormai il rene
sembra non funzionare più, la causa sembra essere un regalino lasciato dal mio
unico cesareo d’urgenza, sembra che ricucendo il tutto un punto sia andato di
traverso sull’uretere e abbia chiuso per sempre lo sbocco del rene. Sembra
possa succedere di frequente, sembra che nessuno sia scandalizzato, sembra che
debba rinunciare al mio rene e sembra
anche che sono stata sfigata perché non avevo alcun dolore in questi 12 mesi e
sembra sia stato questo particolare del dolore mancato a fottermi il rene…perché
se invece sentivo male sembra che avrebbero potuto salvarlo.
Quindi
chiudiamo il buchino, buttiamo dentro una fiala di antibiotici per evitare un’infezione,
sembra che sia la via per non fare più l’operazione. Dopo 12 ore che ho tolto
la nefrostomia mi sembra di sentire dolore al fianco…il sembra lascia spazio
alla certezza. Nel giro di poche ore il dolore cresce, la febbre anche. Chiamo
il chirurgo, sembra ci sia un’infezione, torno in ospedale tre giorni questa
volta. Sembra che l’infezione ci sia e sembra che io debba rimettere la
nefrostomia per pulire il rene dall’infezione, così si fa in effetti. Poi
vengono i medici in camera, sembra che l’intervento a questo punto sia
inevitabile. Sembra che sono già in una lista e sembra che la data sia dopo il
15 novembre, mi ripetono che a loro sembra difficile potermi mettere nero su
bianco l’incidente di percorso del punto nel mio uretere. Io dico che mi sembra
una grande cazzata e che possono eccome se vogliono e mi sembra di essere
abbastanza incazzata quando lo dico. Mi sembra di percepire un vedremo li per
li cosa si può fare e io penso che questo mondo mi sembra un tantino fatto di
merda.
Poi resto in
silenzio nella mia camera con un letto vuoto, due tv attaccate al soffitto, tre
sedie di plastica due carrelli per il cibo, due comodini con le rotelle, due
anfratti nel muro che chiamano armadi, la telecamera puntata contro, l’odore
intenso di disinfettante e quello marcio dell’ospedale.
Sono sola, perché
quando hai tre bambini a casa, tuo marito deve stare con i bambini e non può
stare accanto a te, ma va bene, perché penso di più e mi distraggo di meno.
Penso al dolore. Il dolore quello fisico, quello che in questi mesi ho
risentito forte, dell’artrite che peggiora, della nefrostomia metti-togli-metti
da dover sopportare e gestire nella vita quotidiana, al dolore dell’infezione,
al dolore dell’ingiustizia, al dolore della notizia dell’operazione, al dolore
dell’anima, per essere assente da casa, assente dalle mie piccoline, assente
dal mio topolino e distante anni luce da mio marito….perchè si vive una realtà
parallela quando la salute non va bene, quando l’unica cosa che vuoi è
sdraiarti e trovare una posizione che ti faccia stare bene e invece devi
continuare ad andare avanti, perché come altre volte mi è successo non è facile
condividere questo dolore con chi non lo prova e non sa cos’è…
Che mi
piaccia o no ho questo ora davanti a me e buio dentro, ma è un buio che mi
aiuta a concentrarmi, un buio di cui ora ho bisogno, un buio che mi rende
forte.
Quello che c’è
fuori da me invece e che vedrò dopo il buio sono i miei bambini, il bellissimo
suono delle loro voci, l’allegria delle loro risate, la dolcezza dei loro
sorrisi, la gioia dei loro occhi…
Io aspetto quel sole per ora….