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venerdì 6 novembre 2015

FACCIAMO ORDINE



                                               


Eccomi tornata…

L’estate è sempre troppo piena di cose da fare con tre bambini da organizzare, troppo tempo libero da gestire, troppa aria aperta da suddividere, troppo spazio da limitare…ho pensato almeno 3 volte al giorno che dovevo scrivere ma poi non ci sono mai riuscita…né a scrivere né a fermare le idee in un pezzo di carta..o di stoffa…e la sera, la sera era sempre troppo stanca, o festaiola, o piena di stelle, o con un falò in giardino, o con una luna troppo grande o piena di chiacchiere in compagnia o troppo silenziosa per scrivere qualcosa…

 Così sono passati i mesi e con loro sono arrivati dei colpi di scena inaspettati…

A metà agosto mi accorgo che ho un rene gigante, con un’ecografia che non è per il rene, quindi me ne accorgo per caso…inizio a fare gli accertamenti… sembra che quasi non funziona più…sembra che devo fare un intervento per toglierlo…poi sembra che prima di toglierlo dovrei mettere una nefrostomia, che sembra consista nel fare un buchino nella schiena all’altezza del rene per farlo fluire correttamente, cosa che sembra non faccia più. Quindi la metto, faccio 2 giorni in ospedale, mi abituo a questo catetere, mi costruisco una borsetta in lanacotta, io metto il progetto la mia amica mette ago, filo e mani…la porto per 1mese e mezzo. Poi sembra che posso chiudere tutto, tanto ormai il rene sembra non funzionare più, la causa sembra essere un regalino lasciato dal mio unico cesareo d’urgenza, sembra che ricucendo il tutto un punto sia andato di traverso sull’uretere e abbia chiuso per sempre lo sbocco del rene. Sembra possa succedere di frequente, sembra che nessuno sia scandalizzato, sembra che debba rinunciare al mio rene  e sembra anche che sono stata sfigata perché non avevo alcun dolore in questi 12 mesi e sembra sia stato questo particolare del dolore mancato a fottermi il rene…perché se invece sentivo male sembra che avrebbero potuto salvarlo.
Quindi chiudiamo il buchino, buttiamo dentro una fiala di antibiotici per evitare un’infezione, sembra che sia la via per non fare più l’operazione. Dopo 12 ore che ho tolto la nefrostomia mi sembra di sentire dolore al fianco…il sembra lascia spazio alla certezza. Nel giro di poche ore il dolore cresce, la febbre anche. Chiamo il chirurgo, sembra ci sia un’infezione, torno in ospedale tre giorni questa volta. Sembra che l’infezione ci sia e sembra che io debba rimettere la nefrostomia per pulire il rene dall’infezione, così si fa in effetti. Poi vengono i medici in camera, sembra che l’intervento a questo punto sia inevitabile. Sembra che sono già in una lista e sembra che la data sia dopo il 15 novembre, mi ripetono che a loro sembra difficile potermi mettere nero su bianco l’incidente di percorso del punto nel mio uretere. Io dico che mi sembra una grande cazzata e che possono eccome se vogliono e mi sembra di essere abbastanza incazzata quando lo dico. Mi sembra di percepire un vedremo li per li cosa si può fare e io penso che questo mondo mi sembra un tantino fatto di merda.

Poi resto in silenzio nella mia camera con un letto vuoto, due tv attaccate al soffitto, tre sedie di plastica due carrelli per il cibo, due comodini con le rotelle, due anfratti nel muro che chiamano armadi, la telecamera puntata contro, l’odore intenso di disinfettante e quello marcio dell’ospedale.

Sono sola, perché quando hai tre bambini a casa, tuo marito deve stare con i bambini e non può stare accanto a te, ma va bene, perché penso di più e mi distraggo di meno. Penso al dolore. Il dolore quello fisico, quello che in questi mesi ho risentito forte, dell’artrite che peggiora, della nefrostomia metti-togli-metti da dover sopportare e gestire nella vita quotidiana, al dolore dell’infezione, al dolore dell’ingiustizia, al dolore della notizia dell’operazione, al dolore dell’anima, per essere assente da casa, assente dalle mie piccoline, assente dal mio topolino e distante anni luce da mio marito….perchè si vive una realtà parallela quando la salute non va bene, quando l’unica cosa che vuoi è sdraiarti e trovare una posizione che ti faccia stare bene e invece devi continuare ad andare avanti, perché come altre volte mi è successo non è facile condividere questo dolore con chi non lo prova e non sa cos’è…

Che mi piaccia o no ho questo ora davanti a me e buio dentro, ma è un buio che mi aiuta a concentrarmi, un buio di cui ora ho bisogno, un buio che mi rende forte.

Quello che c’è fuori da me invece e che vedrò dopo il buio sono i miei bambini, il bellissimo suono delle loro voci, l’allegria delle loro risate, la dolcezza dei loro sorrisi, la gioia dei loro occhi…


 Io aspetto quel sole per ora….